L'estate è finalmente arrivata, ora più che mai è il momento di affrontare un argomento molto importante: quello dell'abbronzatura, degli SPF e di come esporsi al sole in sicurezza.
Oggi parleremo dei filtri solari utilizzati all'interno dei cosmetici, dei rischi dell'esposizione al sole e di quanto sia importante scegliere di utilizzare prodotti ben formulati e con filtri fotostabili.
Mettetevi comodi e iniziamo subito, buona lettura!
L'argomento solari è sempre molto dibattuto, oltre che fonte di numerosi dubbi e disinformazione. Oggi cercheremo di approfondirlo insieme, partendo però da un presupposto fondamentale: l'utilizzo della protezione solare non deve essere limitato solo al periodo estivo, ma è un\'abitudine che dovremmo avere durante tutto il corso dell'anno.
Ovviamente durante i mesi estivi l'argomento viene affrontato più spesso, dal momento che le alte temperature ci consentono di indossare indumenti corti e di esporci al sole in costume. Tuttavia i raggi del sole hanno effetti sulla nostra pelle sempre, tutto l'anno e in qualsiasi condizione climatica (si, ci si può scottare anche quando è nuvoloso!).
Ricordiamoci sempre che l'abbronzatura che tanto amiamo altro non è se non un meccanismo di difesa della nostra pelle nei confronti dei raggi solari.
Un\'esposizione solare senza le giuste precauzioni può provocare danni anche molto gravi. Tra quelli diretti e immediati troviamo disidratazione, arrossamenti, scottature, ustioni ed eritema. Tra quelli indiretti un danneggiamento progressivo, dall'interno, dell'equilibrio e della salute della nostra pelle: invecchiamento precoce, comparsa di rughe, alterazione della pigmentazione, meccanismi di degenerazione fino a forme tumorali come il melanoma.
Le scottature, inoltre, non sono da considerarsi come banali inestetismi momentanei ma come l’anticamera di lesioni profonde della pelle. Protezione e prevenzione sono fondamentali per il mantenimento di una pelle sana. È bene evitare sia l’esposizione cronica al sole sia l’esposizione violenta ed intermittente, che non permette al corpo di abituarsi e di attivare le proprie difese.
Seguire alcuni semplici regole può aiutarci a prevenire danni anche molto gravi alla nostra pelle: evitare l’esposizione al sole nelle ore di massima irradiazione (ore 11-16), scegliere una protezione solare ad ampio spettro, applicarla in modo uniforme ed in quantità sufficiente, rinnovare l'applicazione ogni due ore o dopo ciascun bagno in acqua, evitare lampade e lettini abbronzanti, utilizzare cappelli e occhiali da sole con filtri UV, evitare di esporsi al sole se si assumono farmaci fotosensibilizzanti.
La luce solare è composta da tre tipi di onde, che differiscono per lunghezza e frequenza:
In particolare:
Non tutte le tipologie di pelle reagiscono allo stesso modo ai raggi solari né raggiungono lo stesso livello di abbronzatura. Per questo è importante riconoscere a quale fototipo si appartiene per individuare la protezione solare più adatta. Esistono 6 fototipi diversi, individuati in base alla carnagione, al colore dei capelli, degli occhi, alla presenza di lentiggini e alla capacità di abbronzarsi.
L'SPF è il Fattore di Protezione Solare – Sun Protection Factor.
Viene espresso in forma di valore numerico e viene determinato mediante appositi test, fisici e biologici, che prevedono prove in vitro oppure in vivo:
Il valore di SPF minimo consentito è pari a 2, tuttavia, i prodotti che possiedono un valore di SPF inferiore a 6 non possono essere definiti come "protezioni solari", ma sulla confezione devono riportare la dicitura "abbronzanti".
Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, i prodotti che possono essere definiti come protezioni solari devono possedere un valore di SPF compreso nei seguenti range:
E\' sempre bene ricordare che l'SPF indica il livello di protezione fornito dal prodotto solare contro i raggi ultravioletti di tipo B e non contro quelli di tipo A.
Come vi accennavo all'inizio le radiazioni UVA non sono eritematogene come le radiazioni UVB ma tendono a stimolare la maturazione della melanina. Per la valutazione e la quantificazione numerica della protezione dai raggi UVA si possono utilizzare diversi parametri misurati in vitro o in vivo, come l'Immediate Pigment Darkening (IPD) e il Persistent Pigment Darkening (PPD). Quest\'ultimo parametro, in particolare, prende in considerazione la pigmentazione persistente di volontari dotati di buone capacità di pigmentazione (aventi fototipo III-IV) in seguito all'esposizione ai raggi UVA.
La protezione dai raggi UVA garantita deve essere uguale o superiore a 1/3 della protezione fornita contro i raggi UVB. Pertanto, all'aumentare dell'SPF, dovrà aumentare anche il livello di protezione contro le radiazioni ultraviolette di tipo A.
Bisogna prestare molta attenzione anche ad alcuni claim pubblicitari che spesso incontriamo sulle etichette: fino a qualche tempo fa, infatti, sulla confezione dei prodotti con SPF superiore a 50 era riportata la scritta "schermo totale" o "protezione totale". Attualmente, simili diciture non possono più essere utilizzate, poiché nessun prodotto solare è in grado di garantire una protezione assoluta e totale dalle radiazioni ultraviolette.
Le diverse tipologie di formulazioni possibili (con filtri chimici, con filtri fisici o con filtri associati) che caratterizzano i prodotti solari non si distinguono in base alla maggiore o minore efficacia, ma secondo il meccanismo di azione e alle caratteristiche formulative.
Nel linguaggio comune, quando si parla di filtri solari, si è soliti fare delle distinzioni che a ben vedere dal punto di vista semantico non sarebbero propriamente esatte:
Ad ogni modo esamineremo insieme le due categorie principali così come vengono comunemente conosciute.
I filtri fisici, anche detti inorganici, hanno proprietà schermanti. Si tratta di sostanze che, grazie alla loro opacità, oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni UV.
Sono formati da piccole particelle minerali in grado di riflettere i raggi solari. A differenza dei filtri solari chimici, non provocano il surriscaldamento della pelle e non vengono alterati dalle radiazioni solari (vengono considerati, quindi, fotostabili). Sono in grado di respingere sia le frequenze UVA che quelle UVB (possono essere considerati come degli specchi e ci proteggono dalle radiazioni dannose tramite un meccanismo di riflessione/diffusione). Si tratta di sostanze inerti, fotostabili, particolarmente sicure per la salute della pelle. Rispetto ai filtri chimici hanno un potere allergizzante minore. Nella maggior parte dei casi si tratta di filtri solari naturali, ma possono anche essere prodotti artificialmente e, dunque, essere sintetici.
Gli schermanti fisici più utilizzati sono l’ossido di zinco e il biossido di titanio.
I filtri chimici sono sostanze di sintesi in grado di catturare l’energia delle radiazioni UV per evitare che queste raggiungano e danneggino le cellule dell’epidermide e del derma.
Assorbono in modo selettivo le radiazioni UVA e UVB, agendo su lunghezze d’onda diverse. Queste molecole una volta assorbite, scompongono le radiazioni del sole, trattengono l’energia per poi rilasciarla sotto forma di calore (per questo generano la tipica sensazione di calore sulla pelle).
I filtri solari chimici hanno il vantaggio di essere più economici, più facilmente lavorabili e di consentire la realizzazione di cosmetici più confortevoli per il consumatore (rendono la fomrulazione più leggera e facilmente spalmabile). Di contro non tutti sono fotostabili e possono inoltre provocare irritazioni, fototossicità e sensibilizzazioni (nei casi più gravi possono provocare danni al sistema endocrino). Basti pensare al filtro PABA, largamente usato in cosmetica fino al 2009, quando è stato vietato proprio perché accertato cancerogeno e fortemente sensibilizzante.
Tra i filtri chimici fotostabili maggiormente utilizzati troviamo: Octocrylen, Mexoryl, Tinosorb, Diethylhexyl Butamido Triazone, Octyl methoxycinnamate, Diethylamino Hydroxybenzoyl Hexyl Benzoate, Ethylhexyl Triazone, Drometrizole Trisiloxane.
Entrambe le tipologie di filtri possono essere presenti in forma MICRO o NANO.
A livello formulativo, infatti, incorporare i filtri solari in un cosmetico può risultare particolarmente problematico, soprattutto in presenza di filtri fisici. Le prime formulazioni, infatti, avevano il problema di risultare difficilmente spalmabili e di lasciare sulla pelle una antiestetica patina bianca. Per ovviare a questo problema l'industria cosmetica ha cercato di intervenire sia sulla dimensione delle particelle sia sul loro rivestimento (più piccoli sono i minerali, minore sarà l’effetto patina e maggiore il comfort sulla pelle).
Si possono utilizzare, quindi, minerali micronizzati ridotti in particelle piccolissime oppure in formato nano, di dimensione ancor più ridotta.
Particelle di dimensioni talmente piccole, però, hanno sollevato il problema di una loro potenziale tossicità, in quanto sarebbero in grado di penetrare in profondità nei tessuti e negli organi. La comunità scientifica non si è ancora espressa in modo definitivo sull'argomento, tuttora sono in corso studi e ricerche, ma come sempre la prudenza non è mai troppa. Personalmente preferisco evitare solari che contengano nanoparticelle (riconoscerli è semplice: in etichetta, per legge, il nome della sostanza deve essere seguito dalla dicitura “nano” fra parentesi. Dove non è indicata la dicitura NANO significa che sono stati scelti filtri di dimensione superiore ai 100 miliardesimi di metro.)
Una valida alternativa al formato nano è quella dei filtri microincapsulati. Le particelle minerali vengono praticamente rivestite (di solito mediante acidi grassi), questo permette di renderle fotostabili ed impedirne l’agglomerazione, garantendo così una stesura più agevole del prodotto e un minor effetto “patina bianca”.
L’utilizzo corretto del solare è importante quanto la scelta del prodotto stesso: esso va infatti applicato nella giusta quantità e con frequenza. Non bisogna infatti commettere l'errore di pensare che l'utilizzo della protezione solare sia un ostacolo all'abbronzatura, anzi! Una esposizione al sole protetta e "sana" ci permetterà di raggiungere gradualmente un colorito intenso e durevole senza correre rischi.
La quantità minima da applicare dovrebbe corrispondere a quella utilizzata in occasione del test per determinare l’SPF cioè 2 mg/cm2.
Considerando la superficie media del corpo di un adulto si dovrebbero distribuire 30-35 grammi di prodotto, ovvero più o meno la grandezza di una pallina da golf per ciascuna applicazione. Questa quantità può sembrare eccessiva, ma è importante ricordare che riducendo la quantità applicata, si riduce anche il livello di protezione. Va ricordato anche che bisogna spalmare il solare sulla pelle asciutta, meglio prima dell'esposizione al sole e prima di mettere il costume, così da non dimenticare alcune zone del corpo come quelle vicine al bordo del costume.
Dal momento che il fototipo di una persona è il medesimo in tutto il corpo, in generale lo stesso prodotto è adeguato per ogni zona esposta al sole. Tuttavia bisogna considerare che alcune parti del corpo non sono abitualmente esposte al sole o sono comunque più delicate. È quindi consigliabile un solare con SPF maggiore ad esempio per il naso, le labbra e le orecchie, meglio se in stick, pratico e sicuramente resistente all’acqua. Per il corpo sono più pratiche da distribuire le formulazioni fluide, in latte o latte spray, mentre per il viso possono essere più piacevoli le texture cremose o anche protettivi colorati, soprattutto quando si desiderano minimizzare imperfezioni e discromie cutanee.
Per concludere desidero rispondere ad una domanda che mi viene posta spesso: il solare acquistato lo scorso anno si può ancora utilizzare?
Per rispondere è necessario controllare il PAO del prodotto, indicato sull'etichetta con il simbolo di un barattolino aperto recante una indicazione numerica accompagnata dalla lettera M.
Il PAO è il Period After Opening e indica per quanti mesi dopo l’apertura il prodotto mantiene le sue caratteristiche di funzionalità e di sicurezza. In generale un solare in latte o crema ha un PAO di 12 mesi, quindi se viene acquistato a inizio estate e per qualsiasi motivo non viene utilizzato tutto, è consigliabile finirlo in occasione delle prime e brevi esposizioni dell’anno successivo, cioè circa entro i 12 mesi indicati dal PAO (a patto che la confezione sia stata conservata correttamente, ben chiusa e non esposta a temperature eccessive). Se si tratta di un solare con protezione molto alta (SPF 50+), magari utilizzato da chi ha la carnagione molto chiara, è sempre meglio aprire una confezione nuova.
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